Secondo gli ultimi dati dell’Agcom, in Italia il 94% dei circa sei milioni di ragazzi tra gli 8 e i 16 anni possiede uno smartphone. Tuttavia, solo 1,2 milioni di questi dispositivi risultano dotati di parental control, il sistema che filtra i contenuti per adulti. Secondo i dati rilevati dall’Istituto di Ricerche sulla Popolazione e le Politiche Sociali del CNR, l’88% dei maschi adolescenti italiani – e il 40% delle femmine – guarderebbe regolarmente video pornografici online.
Il compito di proteggere i più giovani resta affidato ai genitori, che però spesso ignorano l’esistenza o il funzionamento dei filtri digitali, molto spesso troppo complicati da installare e/o configurare. Nel frattempo, per le piattaforme del porno, i minori rappresentano “ottimi clienti” e, sebbene la legge italiana (Decreto Caivano) e quella europea (Digital Services Act) vietino l’accesso dei minori ai contenuti pornografici, nella pratica è sufficiente un clic per dichiararsi maggiorenni.
Questa prassi, tuttavia, sembra avere i giorni contati…
Le nuove regole Agcom: in Italia obbligo di verifica dell’età dal 12 novembre
Dal 12 novembre, i siti pornografici dovranno adottare sistemi efficaci per escludere i minori. Chi non si adeguerà sarà sanzionato o oscurato. La norma, approvata da Agcom, riguarda esclusivamente i portali che diffondono materiale esplicitamente sessuale; per altri contenuti “per adulti” – come gioco d’azzardo, scommesse o alcol – l’adozione delle stesse misure è solo raccomandata.
L’Authority italiana ha inoltre previsto la creazione di una lista dei siti soggetti alla normativa, aggiornata periodicamente e valida anche per le piattaforme straniere che generano ricavi in Italia o che vantano un pubblico “significativo” di utenti italiani. Restano tuttavia escluse, almeno per ora, piattaforme social e app di messaggistica come Telegram, dove la presenza di contenuti pornografici è già piuttosto diffusa.
Verifica dell’età e privacy: il sistema del “doppio anonimato”
Il regolamento Agcom introduce un modello che punta a bilanciare controllo e tutela dei dati personali. Le piattaforme non potranno chiedere direttamente documenti né utilizzare sistemi di intelligenza artificiale che stimino l’età analizzando un selfie. Si adotta invece la regola del “doppio anonimato”, basata su due passaggi distinti:
- Il sito richiede una “prova dell’età” sotto forma di token digitale, che certifica la maggiore età dell’utente senza rivelare altri dati personali.
- Il token viene rilasciato da un ente terzo – pubblico o privato, come banche, operatori telefonici o società specializzate – che identifica l’utente e genera il codice, inviandolo sul dispositivo ogni volta che viene richiesto.
Il meccanismo sarà gestito attraverso un’applicazione dedicata, che permetterà di automatizzare la procedura e mantenere separati il sito di destinazione e il servizio di verifica, a garanzia della sicurezza dei dati sensibili e la privacy.
L’Europa e il mondo contro i giganti del porno
Il problema dell’accesso dei minori ai contenuti pornografici riguarda molti Paesi. Nel Regno Unito, l’Online Safety Act obbliga gli utenti a registrarsi tramite email, carta di credito o numero di cellulare. Su Telegram è richiesta la scansione facciale, mentre X e Reddit utilizzano sistemi di verifica basati su selfie o documenti. Negli Stati Uniti, 24 Stati hanno già introdotto leggi analoghe: in Texas la Corte Suprema ha stabilito che tali misure non violano la libertà di espressione ma servono a proteggere i minori.
In Francia, invece, la normativa impone l’uso di “terze parti indipendenti” per la verifica dell’età, consentendo anche la semplice foto del volto. In segno di protesta, il gruppo Aylo – che controlla Pornhub, RedTube e YouPorn – ha oscurato i propri siti in tutto il Paese, sostituendoli con un’immagine della Marianne (la figura simbolica che incarna i valori di libertà, uguaglianza e fraternità) e la scritta: «La libertà non ha pulsanti di spegnimento». La ministra Aurore Bergé ha replicato a questa iniziativa senza troppi giri di parole, precisando che «se decidono di andarsene tanto meglio! Ci saranno meno contenuti violenti, degradanti e umilianti accessibili ai minori in Francia. Adieu».
I limiti dei controlli
Le misure di verifica non sono infallibili. Secondo la società Shufti, un utente su quattro che tenta di iscriversi a siti per adulti è minorenne e spesso utilizza documenti dei genitori o selfie alterati con l’intelligenza artificiale. In Francia circolano guide per aggirare i blocchi tramite VPN: in appena mezz’ora dall’entrata in vigore delle restrizioni, la società ginevrina Proton VPN ha registrato un aumento del 1.000% delle iscrizioni. Tuttavia, l’uso di VPN gratuite può esporre a rischi di sicurezza, poiché molte di esse sono controllate da società che raccolgono dati sensibili o rispondono a governi stranieri.
Lo stesso Garante della privacy francese (CNIL) riconosce che “tutte le soluzioni proposte possono essere aggirate”… tuttavia rendere più difficile la vita a chi guadagna sull’esposizione dei minori a contenuti espliciti – osservano gli esperti – resta un dovere e un passo necessario.

