Il Regno Unito ha introdotto uno dei provvedimenti più radicali degli ultimi anni per la protezione dei minori online: l’Online Safety Act. La legge, già in vigore da fine luglio, impone a milioni di siti web accessibili dalla Gran Bretagna (social network, piattaforme musicali, siti web per adulti..) di verificare l’età degli utenti con sistemi come il caricamento di documenti d’identità, i selfie o il ricorso a conferme da parte di terzi.
Cosa prevede l’Online Safety Act
L’intenzione dichiarata dal governo britannico è quella di trasformare il paese nel “posto più sicuro al mondo” per la navigazione online, imponendo alle piattaforme un dovere di protezione dai contenuti dannosi nei confronti dei minori. L’Online Safety Act suddivide questi contenuti in varie categorie, tra cui contenuti per adulti, incitamento all’odio o all’autolesionismo, violenza, bullismo e challenge pericolose. Con sanzioni fino al 10% del fatturato globale in caso di mancata osservanza.
I provider online devono giudicare il rischio dei contenuti ospitati e adottare misure che spaziano da algoritmi di filtraggio a un’intensa attività di moderazione. Questo oltre a verifiche d’età estremamente rigorose. Grandi piattaforme come Reddit, X, Discord e Bluesky, oltre ai principali siti per adulti, hanno già introdotto dei controlli severi che prevedono l’uso di ID governativi, scansioni facciali o la verifica tramite piattaforme di società esterne.
Il pericolo dell’esclusione digitale e della discriminazione algoritmica
Le critiche non si sono fatte però attendere. Secondo l’EFF (Electronic Frontier Foundation) il sistema rappresenta una minaccia seria alla privacy, alla libertà di espressione e all’inclusività. Chi non possiede un documento d’identità o uno smartphone rischia infatti l’esclusione digitale. Inoltre vi è sempre il rischio di discriminazioni algoritmiche attraverso il riconoscimento. Con la possibilità che aziende o governi decidano quali argomenti sono consentiti online e quali no.
La risposta dei cittadini britannici è stata comunque immediata. In pochi giorni le app VPN sono balzate in testa alle classifiche dei download su App Store e una petizione per abrogare la legge ha superato le 400 mila firme.

