Eurostat ha approfittato dell’evento Data Privacy Day per rivelare i dati relativi alla sua ultima rilevazione riguardante le modalità con cui gli utenti proteggono (quando lo fanno) i loro dati personali. Si scopre così che in tempi di GDPR (General Data Protection Regulation) gli Europei non sono poi così sensibili quando si tratta di gestire la propria privacy.
Leggendo numeri e percentuali scopriamo che nel corso del 2018 ben il 75% degli utenti residenti in uno degli stati membri della UE ha utilizzato uno smartphone per scopi personali, nel contempo soltanto il 28% di essi avrebbe scelto di limitare l’accesso ai dati da parte delle applicazioni installate sul proprio dispositivo mobile. Vi sarebbe quindi una sostanziale indifferenza verso i potenziali rischi di tali abitudini.
Da parte loro gli Italiani sembrerebbero leggermente più attenti rispetto alla media, attestandosi su una percentuale solo di poco superiore pari al 30%. A tal proposito gli utilizzatori più diligenti sarebbero i nostri cugini transalpini, mentre i peggiori in assoluto risulterebbero essere gli abitanti della Repubblica Ceca.
Esisterebbe poi un fortunatamente ristretto gruppo, misurabile intorno al 7%, di utilizzatori del tutto ignari del fatto che si possa limitare, se non addirittura impedire, l’accesso ai dati da parte di un’applicazione. Preoccupante, ma non sorprendente, anche il fatto che soltanto il 15% degli intervistati abbia ammesso di aver aderito ad una qualsiasi piattaforma per la protezione dei dati personali.
Non propriamente diffusissime anche le applicazioni (sia di sistema che di terze parti) per la tutela dei dati in fase di navigazione, di utilizzo delle altre App o di archiviazione dei propri contenuti, come per esempio le fotografie scattate con lo smartphone o addirittura i documenti riguardanti il proprio stato di salute.