In genere le estensioni geografiche nazionali per i nomi a dominio sono composte da pochi caratteri per poter essere facilmente ricordate (".it" per la Penisola, ".de" per la Germania..), ma la Perfida Albione si è affidata fino ad ora ad un tutt’altro che intuitivo ".co.uk".
Ora, il ".co.uk" ha una caratterizzazione prevalentemente commerciale (un sorta di commercial ccTLD ad uso generico, un po’ come il ".com"), mentre preso l’ICANN (Internet Corporation for Assigned Names and Numbers) si discute da qualche giorno la possibile introduzione di un ".uk".
Si potrebbe pensare che il Regno Unito si sia dimostrato orgoglioso della possibilità di una propria estensione nazionale per i nomi a dominio di primo livello, ma le cose non sarebbero andate esattamente così; molte aziende avrebbero infatti espresso delle riserve sui costi dell’operazione.
L’introduzione di un ".uk" costringerebbe in pratica i possessori di ".co.uk" ad una nuova registrazione per evitare fenomeni di cybersquatting, ma una registrazione del nuovo ccTLD dovrebbe costare circa 20 sterline contro le 5 del ".co.uk"; considerando che ad alcune realtà fanno capo addirittura migliaia di nomi a dominio, l’investimento necessario potrebbe risultare estremamente gravoso.