La startup di San Francisco Preventive, fondata dallo scienziato Lucas Harrington e sostenuta da investitori come Sam Altman (OpenAI) e Brian Armstrong (Coinbase), ha avviato un ambizioso programma di ricerca per verificare se le più recenti tecnologie di editing genetico possano essere applicate agli embrioni umani. Questo per prevenire gravi malattie ereditarie.
Qual è l’obbiettivo di Preventive?
L’azienda ha raccolto circa 30 milioni di dollari per condurre degli studi preclinici. Non avrebbe però intenzione di procedere ad alcuna sperimentazione sull’uomo finché non saranno dimostrati dei livelli di sicurezza adeguati.
A causa del divieto vigente negli Stati Uniti, Preventive starebbe valutando di operare in giurisdizioni estere, come gli Emirati Arabi Uniti, che consentono forme regolamentate di ricerca genetica sugli embrioni. Il progetto potrebbe rivelarsi un nuovo punto di contatto tra la biotecnologia e le tecnologie della Silicon Valley, non di rado incline a sostenere iniziative in settori ad alto rischio etico.
I sostenitori del progetto vedono nell’editing embrionale la possibilità di eliminare alla radice le mutazioni ereditarie riducendo i costi e migliorando l’efficacia rispetto agli interventi sugli adulti. Armstrong ha sottolineato in particolare che correggere poche cellule prima della nascita è più semplice che intervenire su miliardi di cellule malate.
Secondo alcuni, però, progetti di questo tipo rischiano di nascondere obiettivi di eugenetica più che di prevenzione. Il rapporto rischio-beneficio non sarebbe ancora accettabile, soprattutto in mancanza della prudenza dovuta.
I rischi del “baby design”
A questo proposito è stato fatto riferimento al caso di He Jiankui, il ricercatore cinese che nel 2018 annunciò la nascita dei primi bambini geneticamente modificati provocando un’ondata di condanna internazionale e bloccando molte ricerche sull’editing germinale. Oggi il tema torna d’attualità con i progressi delle terapie geniche per adulti e l’ingresso di ingenti capitali privati.
Preventive ha comunicato che pubblicherà tutti i risultati delle proprie ricerche e che non avvierà studi clinici finché non sarà garantita la maggiore sicurezza possibile. La distinzione tra prevenzione medica e “baby design” resterebbe però ambigua. Se i risultati fossero positivi, l’impatto potrebbe essere comunque rivoluzionario per il futuro dell’umanità.
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