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Meta AI ha un grosso problema di privacy

Sembrerebbe essere bastato poco perchรฉ la nuova applicazione stand-alone di Meta AI si trasformasse in un vero e proprio incubo per la privacy. Lanciata con l’obiettivo di rendere l’intelligenza artificiale piรน accessibile e integrata nell’esperienza social, la piattaforma avrebbe finito per esporre pubblicamente conversazioni private tra utenti e chatbot. Contenuti spesso corredati da informazioni sensibili, personali quando non imbarazzanti.

Meta AI condivide le chat degli utenti?

Tutto ruoterebbe attorno al pulsante “Condividi” che permette di pubblicare domande e risposte con Meta AI. Molti utenti sembrerebbero infatti inconsapevoli del fatto che le loro richieste, a volte anche sotto forma di audio o immagini, potrebbero essere rese pubbliche. La piattaforma non specifica infatti chiaramente dove vengano pubblicati questi contenuti. Nello stesso modo non segnalerebbe in modo visibile lo stato della privacy, soprattutto quando si accede con un account Instagram pubblico.

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Il risultato sarebbe un flusso inquietante di post che vanno dalle domande piรน innocue a veri e propri rischi legali o di sicurezza. Ci sarebbe per esempio chi chiede come evadere le tasse, chi rivela dettagli su procedimenti giudiziari in corso, chi pubblica indirizzi di casa o persino nomi e cognomi di colleghi coinvolti in cause legali. Alcuni screenshot mostrerebbero richieste tipo “come incontrare donne prosperose“, domande su sfoghi cutanei e persino immagini generate dall’AI di personaggi come Mario Bros in un’aula di tribunale.

Un insuccesso inatteso?

Rachel Tobac, specialista in sicurezza, ha segnalato alcune gravi violazioni e Meta, da parte sua, avrebbe scelto di non rilasciare ancora dei commenti ufficiali in merito.

Lanciata nell’aprile del 2025, l’applicazione avrebbe totalizzato 6,5 milioni di download. Un dato se vogliamo abbastanza modesto considerando che si tratta di un prodotto sviluppato da una delle aziende piรน grandi al mondo.

Stando cosรฌ le cose, in assenza di un design chiaro per la gestione della privacy e di una guida esplicita all’uso delle funzionalitร  di condivisione, l’app di Meta AI rischia di diventare un caso di studio su come non integrare l’intelligenza artificiale in un contesto social.

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Claudio Garau
Claudio Garau
Web developer, programmatore, Database Administrator, Linux Admin, docente e copywriter specializzato in contenuti sulle tecnologie orientate a Web, mobile, Cybersecurity e Digital Marketing per sviluppatori, PA e imprese.

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