La Casa di Redmond avrebbe deciso di disabilitare le patch realizzate fino ad ora da Intel per mitigare gli effetti della vulnerabilità Spectre sui terminali equipaggiati con sistemi Windows. Tale iniziativa sarebbe stata motivata da alcuni episodi di instabilità registrati successivamente alla loro installazione.
La disattivazione dell’aggiornamento sarebbe avvenuta attraverso un ulteriore upgrade indirizzato a tutte le piattaforme Microsoft ancora ufficialmente supportate, quindi parliamo di tutte le release di Windows 10, di Windows 8.1, di Windows 7 (Service Pack 1) e di quello che è considerato il sistema più coinvolto dalla vicenda, Windows Server.
Nel bollettino dedicato al loro ultimo rilascio gli sviluppatori dell’azienda californiana parlerebbero chiaramente di problematiche come reboot inattesi, malfunzionamenti di vario genere e, nei casi peggiori, di perdite di dati verificatesi a danno dei computer che sono stati aggiornati per la correzione delle falle citate.
Ora è chiaro che soltanto un ulteriore aggiornamento potrà risolvere l’imbarazzante situazione attuale, dove ci si trova a dover scegliere tra l’impiegare un terminale esposto ai rischi derivanti da Spectre e l’applicazione di patch che, quando va bene, rallentano i computer o, quando va male, li rendono problematici da utilizzare.
Il problema rimane ma nulla di ciò che sta accadendo arriva imprevisto, gli analisti di sicurezza hanno infatti ripetuto più volte che non basteranno delle patch per cancellare Spectre (e Meltdown); un risultato del genere sarebbe infatti ottenibile soltanto ripensando radicalmente l’attuale architettura dei processori in commercio.