La Corte di Cassazione avrebbe condannato un cittadino romano per aver utilizzato i dati anagrafici di una donna al fine d acquistare dei prodotti su un servizio per le aste on-line; alla vittima sarebbero stati recapitati degli avvisi di mora per beni comprati a sua insaputa.
Secondo quanto stabilito dai giudici della terza sezione penale della suprema Corte, l’uomo sarebbe stato condannato al pagamento di una sanzione per la cifra di oltre mille euro; l’utilizzo di un nickname non sarebbe bastato per escludere la responsabilità penale.
La sentenza prevederebbe quindi che rientri nel reato di sostituzione di persona qualsiasi condotta volta a creare o ad utilizzare un account email tramite le generalità di un soggetto terzo in modo da indurre in errore gli altri internauti.
Nel pronunciamento della Cassazione si legge inoltre che la partecipazione alle aste sul Web tramite pseudonimo presupporrebbe necessariamente che ad esso debba corrispondere un’identità reale, cioè accertabile da parte di tutti coloro con i quali vengono effettuate delle compravendite online.