Secondo quanto riportato nel report "Global State of Digital Trust Survey and Index 2018" realizzato da Frost & Sullivan per conto di CA Technologies, poco meno di due terzi dei consumatori italiani (il 64%) sarebbero disposti a cedere i propri dati personali alle aziende in cambio di servizi gratuiti o di sconti. Si tratterebbe di una percentuale più elevata rispetto a quella di qualsiasi altro Paese a livello globale, mentre la media europea sarebbe pari al 52%.
Un dato interessante considerando che ben il 53% dei dirigenti intervistati nel corso del medesimo studio avrebbe ammesso che la propria impresa commercializza anche informazioni personali dei propri utenti fornendole a terzi. Curiosamente tale pratica risulterebbe a conoscenza di non più di un quinto degli esperti di cyber sicurezza impiegati nelle stesse aziende.
Stando sempre alle dichiarazioni del management, ben il 97% dei dirigenti avrebbe un’opinione più che positiva relativamente alle modalità di trattamento dei dati riservati adottate dalla propria organizzazione. Per contro, il 57% delle aziende coinvolte nella ricerca avrebbe confessato di essere stata vittima di una violazione resa successivamente pubblica.
Ma quali sono le reazioni più frequenti dei consumatori nei confronti delle imprese che hanno subito una violazione? Il 39% di essi avrebbe deciso di abbandonare i servizi di un’impresa proprio in seguito a questo tipo di evento, ma sarebbero altrettanti coloro che avrebbero optato per accordare nuovamente la propria fiducia all’organizzazione colpita.
Nel complesso ci troveremmo quindi davanti ad un panorama non privo di contrasti, basti pensare che il 68% dei conumatori intervistati considererebbe fondamentale una maggiore trasparenza sul trattamento dei dati personali da parte delle imprese, ma soltanto il 53% di essi si riterrebbe soddisfatto dalle policy adottate in merito dalle aziende.