Secondo un recente report pubblicato da STOA (Science and Technology Options Assessment), reparto del Parlamento Europeo, e realizzato in collaborazione con l’Austrian Institute of Technology, le nuove tecnologie moltiplicheranno le occasioni di lavoro nel prossimo futuro, ma potrebbero anche determinare un aumento delle diseguaglianze.
La digitalizzazione avrà probabilmente un ruolo fondamentale nell’incrementare il lavoro autonomo e forme di collaborazione flessibili tra lavoratori e aziende. Da una parte potremmo quindi assistere ad una diminuzione delle ore lavorative, ma ciò potrebbe determinare anche un maggior costo di queste ultime per le imprese che subirebbero così uno svantaggio competitivo.
Si tratterebbe però di previsioni basate in buona parte sulle esperienze passate, prendendo esempio da precedenti rivoluzioni tecnologiche durante le quali l’azione dell’uomo è sempre stata al centro dei processi di trasformazione. Ora, come sottolineato nel report, robotica, Intelligenze artificiali e automatizzazione potrebbero invece incentivare il precariato e la cosiddetta gig economy.
Per evitare i costi di una transizione che avverrà in ogni caso, gli autori consiglierebbero quindi di investire in particolare in 3 settori: istruzione, formando i giovani in modo da farsi trovare preparati al cambiamento, ricerca e sviluppo, per aiutare le imprese a sviluppare competenze digitali, e imprenditoria, per convertire le nuove tecnologie in nuova occupazione.
Da evidenziare il fatto che, a differenza di quanto sostenuto dalle teorie più catastrofiste, nel report si prevedrebber che la prossima rivoluzione tecnologica non porterà alla disoccupazione di massa. Vi potrebbero essere però delle figure particolarmente a rischio, operai non specializzati e terziari con mansioni di routine, che dovranno essere necessariamente riqualificate.