Come anticipato alcune settimane fa, i responsabili di Libero Mail hanno comunicato nelle scorse ore ai propri utenti che entro il 15 novembre 2023 dovranno scegliere tra una formula in abbonamento per l’accesso al servizio e i cookie di profilazione. La seconda opzione implica un’attività di tracciamento finalizzata alla personalizzazione dell’advertising.
Chi dovesce scegliere per la formula a pagamento dovrà pagare 3.99 euro all’anno, non si tratta di una cifra particolarmente elevata ma essa certifica un importante cambiamento per un servizio di posta elettronica che fino ad ora era stato completamente gratuito. Il lancio del portale "Libero" risale infatti al tecnologicamente lontano 1994.
Tale novità è dovuta al fatto che le più recenti normative della privacy permettono la profilazione per finalità di marketing soltanto dopo aver ricevuto il consenso da parte degli utenti. Senza tale consenso non è possibile proporre annunci pubblicitari personalizzati, diminuiscono quindi gli introiti derivanti dall’advertising e gli abbonamenti diventano l’unica forma di monetizzazione alternativa.
Il discorso legato alle normative sulla privacy non riguarda soltanto Libero, infatti gli unici cookie che possono essere utilizzati liberamente in un sito Web sono quelli tecnici (necessari per la fornitura del servizio). Tutti gli altri, cioè i cookie analitici, per l’ottimizzazione della user experience e per la profilazione sono autorizzati soltanto previo consenso.
Italiaonline, cioè la società che fa capo a Libero Mail, ha scelto questa soluzioni per questioni di conformita con quanto previsto dal GDPR (General Data Protection Regulation). Altre piattaforme, come per esempio Facebook, hanno deciso di adottare la stessa strada per far fronte ai minori introiti che potrebbero derivare dal mancato consenso alla profilazione.