Arianna Huffington, fondatrice dell’Huffington Post, è una dei personalità più note tra quelle che nel corso delle ultime settimane hanno animato un dibattito incentrato sui possibili danni dell’abuso tecnologico. Al di là delle varie scuole di pensiero in merito, la necessità di conciliare i vantaggi della tecnologia con l’esigenza di non diventarne schiavi sembrerebbe uno dei criteri determinanti per l’attuale andamento dell’App economy.
Imparare a gestire il tempo speso in tecnologia
La si più chiamare "tecnologia per non utilizzare la tecnologia" o più sinteticamente "disconnessione", indipendentemente dalla definizione il succo del discorso è che starebbe aumentando sempre di più la ricerca di applicazioni e servizi grazie alle quali ottimizzare il tempo speso durante l’uso degli smartphone.
A dimostrazione di quanto detto basterebbe citare l’incremento del fatturato di alcune aziende che si occupano di sviluppare tecnologie mobile per la cura della persona, come per esempio Calm (150 milioni di dollari) e Headspace (100 milioni di dollari). Il solo fitness riuscirebbe a generare un giro d’affari pari a 1.2 miliardi di dollari l’anno.
Il business della mindfulness vale un miliardo di dollari
Se lavorate come sviluppatori o siete titolari di una software house potrebbe poi esservi molto utile tenere a mente un termine: "mindfulness", traducibile a larghissime linee come "consapevolezza derivante dalla meditazione". Si tratta di una keyword intorno alla quale nascono un numero sempre crescente di progetti per il mobile, la già citata Calm si sarebbe vista associare un valore di mercato pari a 1 miliardo di dollari per aver scommesso su questo comparto.
Stando alle lettura degli analisti, questo fenomeno non sarebbe arrivato inatteso. Le dinamiche che starebbero portando gli utenti a (tentare di) liberarsi dalla dipendenza da smartphone sarebbero in sostanza le stesse che si sono verificate quando questi ultimi hanno permesso alle persone di diminuire il tempo speso davanti agli schermi dei Pc.