La cancellazione dei dati è una delle problematiche che si presentano più frequentemente per coloro che devono operare con dispositivi elettronici compatibili con supporti per la memorizzazione; recuperarli potrebbe non essere però sufficiente per limitare i danni.
Secondo una recente sentenza emessa dalla Cassazione Penale, la rimozione di dati sarebbe da considerarsi un reato anche nel caso in cui il loro recupero sia possibile ma soltanto attraverso apposite procedure, cioè non semplicemente tramite un ripristino del contenuto del "Cestino".
In pratica, a parere della suprema corte, l’eliminazione volontaria e non autorizzata di dati costituirebbe di per se un reato e cagionerebbe un danno ai proprietari degli stessi, anche quando questi ultimi hanno la possibilità di tornare in possesso di quanto cancellato.
La Cassazione era stata chiamata a decidere sul caso di un dipendente che avrebbe cancellato dei dati dai computer di un’azienda sottraendo anche i dischi contenenti le copie di sicurezza; tali dati sarebbero stati parzialmente recuperati senza però scongiurare una sentenza di condanna.