Il fenomeno del chip shortage è stato in parte una delle conseguenze dell’emergenza pandemica che ha caratterizzato l’ultimo biennio, diversi comparti rimasti sostanzialmente fermi durante i periodi in cui i contagi erano elevati hanno avuto (e hanno) infatti avuto difficoltà nell’approvvigionarsi di microprocessori una volta rilanciata la produzione.
Tra i settori più colpiti vi sono mercati particolarmente rilevanti come quelli dell’automotive e dell’ecosistema mobile, secondo lo United States Department of Commerce tale situazione dovrebbe proseguire almeno fino alla prossima estate per poi registrare dei miglioramenti. Non tutti condividerebbero però questa previsione tutto sommato ottimistica.
Tra questi ultimi vi sarebbero ad esempio i vertici della casa automobilistica BMW, secondo i quali la penuria di chip sarebbe ancora nel suo momento di picco e con tutta probabilità non si assisterà ad un parziale superamento di questa fase prima del 2023. In ogni caso gli effetti del chip shortage dovrebbero farsi sentire anche nel corso del prossimo anno.
Un parere autorevole, confermato dal CEO Oliver Zipse, che sembrerebbe essere condiviso anche dai responsabili di un altro importante automaker tedesco, la Volkswagen, secondo i quali non sarà possibile assistere ad un ritorno alla normalità prima del 2024 con l’apertura di nuovi centri di produzione da parte dei colossi dei semiconduttori.
Ad oggi tutte le grandi realtà istituzionali stanno studiando delle misure finalizzate a contrastare gli effetti di chip shortage, basti pensare all’Unione Europea ormai sempre più intenzionata a rendersi indipendente dal punto di vista della produzione. In tutti i casi si tratta però di progetti che richiederanno anni per la loro realizzazione.