Un team di ricercatori dell’Universitร della California (Berkeley) e della UCSF ha compiuto un’importante sperimentazione nel campo delle interfacce cervello-computer basate sulla AI. L’obbiettivo del progetto era quello di creare una neuroprotesi in grado di trasformare i segnali cerebrali in voce udibile in tempo (quasi) reale.
In futuro ciรฒ potrebbe permettere di restituire la possibilitร di comunicare a persone affette da paralisi che hanno perso la capacitร di parlare. Secondo i ricercatori, siamo sempre piรน vicini a un futuro in cui le neuroprotesi restituiranno una voce autentica a chi l’ha perduta.
L’AI che converte i pensieri in parole
Questa tecnologia, descritta sulla rivista Nature Neuroscience, supera l’ostacolo dovuto alla latenza tra l’intenzione di parlare e la produzione del suono. Utilizzando degli algoritmi avanzati di AI, simili a quelli alla base di assistenti vocali come Siri o Alexa, il sistema decodifica i segnali neurali e li converte immediatamente in voce fluente.
Il sistema rileva l’attivitร cerebrale nella corteccia motoria, responsabile del linguaggio, e la traduce in parole, anche quando il paziente รจ completamente muto. Ed รจ la prima volta che si รจ riusciti a generare un voce intelligibile dal cervello con questa rapiditร
Il progetto รจ stato testato su una donna paralizzata che ha tentato di pronunciare delle frasi in silenzio guardando uno schermo. L’AI ha quindi generato l’audio corrispondente, riproducendo persino il timbro della sua voce prima dell’infortunio.
Le voci “sintetiche” diventano sempre piรน naturali
Rispetto agli studi precedenti, questa nuova scoperta riduce il ritardo registrato da otto secondi a meno di uno e supporta il flusso continuo di parole, con una precisione molto elevata. L’AI รจ stata inoltre in grado di generare parole non incluse nel set di addestramento dimostrando anche delle capacitร di generalizzazione.
Il prossimo obiettivo รจ quello di rendere la voce sintetizzata ancora piรน espressiva, includendo tono, volume e intonazione. Questo rappresenterebbe un ulteriore passo avanti verso una comunicazione completamente naturale per chi ha perso la parola.