SPID a rischio chiusura. Lo strumento di autenticazione digitale nato 8 anni fa per consentire a persone fisiche e giuridiche di accedere a servizi online della pubblica amministrazione (e di altri soggetti privati) sarebbe, infatti, al centro di una disputa economica tra il governo ed i gestori del servizio e, in mancanza di un accordo tra le parti, rischia di essere spento.
Cos’è SPID?
SPID (Sistema Pubblico di Identità Digitale) è un sistema di identità digitale che consente a cittadini e alle imprese italiane di accedere a servizi digitali della PA.
Grazie a SPID, in pratica, i cittadini possono accedere ai propri documenti e certificati, inviare domande e dichiarazioni, effettuare pagamenti e svolgere altre operazioni online. Imprese ed organizzazioni, inoltre, possono utilizzare SPID per accedere a servizi online come l’invio di dichiarazioni fiscali e la partecipazione a gare d’appalto pubbliche.
La controversia: costi di gestione troppo elevati
Il principale problema per i gestori, rappresentati da Assocertificatori, sarebbe legato ai costi per i servizi di assistenza ai cittadini e alle pubbliche amministrazioni ed agli investimenti necessari per l’innovazione delle infrastrutture.
Ad oggi il rapporto con i gestori del servizio SPID è regolato a una convenzione, tra il Governo e le aziende, in scadenza nel mese di Aprile 2023 che, secondo alcuni, non verrebbe rinnovata in caso di un mancato accordo tra le parti.
L’obiettivo delle aziende è quello di definire una strategia con il governo per risolvere il problema della sostenibilità economica del sistema. I gestori chiedono 50 milioni di euro per la gestione del sistema, una cifra che, secondo loro, sarebbe notevolmente inferiore ai risparmi che SPID garantirebbe allo Stato e alle pubbliche amministrazioni.
Tra le richieste di Assocertificatori, oltre al contributo economico del Goveno, vi sarebbe anche quella di un maggior coinvolgimento delle aziende nelle scelte strategiche per il futuro dell’identità digitale in Italia.
L’idea di passare alla CIE
Pochi mesei fa il sottosegretario all’Innovazione, Alessio Butti, aveva ventilato la possibilità di creare un sistema unico di identità digitale in cui far confluire Spid e carta di identità elettronica (CIE). L’obiettivo sarebbe quello di semplificare la vita digitale degli Italiani e ridurre i costi per lo Stato.
L’idea di passare da SPID alla CIE, tuttavia, ha suscitato alcune perplessità tra le aziende che vedono come "anacronistico" ancorare l’identità digitale delle persone ad una tessere fisica come, appunto, la carta d’identità.
Cosa succederà a SPID?
Le aziende si dicono pronte a pazientare ancora qualche mese e ad accettere eventuali proroghe, ma in assenza di un accordo tra le parti, nei prossimi mesi lo SPID rischia di spegnersi definitivamente, con buona pace dei circa 33 milioni di Italiani che, negli ultimi anni, si sono adoperati per attivarlo ed imparare ad utilizzarlo.