Mountain View avrebbe deciso di vincolare gli sviluppatori di applicazioni per il sistema operativo Android al sistema Google Pay per quanto riguarda i cosiddetti acquisti in-App, questo significa che l’azienda californiana dovrebbe trattenere una quota pari al 30% di tutte le transazioni effettuate. Ad oggi i titoli del Play Store che utilizzano già la piattaforma per i pagamenti di Big G sarebbero appena il 3%.
Le motivazioni di tale iniziativa sarebbero state chiarite nelle scorse ore da Sameer Samat, vicepresidente della divisione Product Management di Big G. Il gruppo avrebbe deciso di definire con maggiore chiarezza le sue policy dedicate ai pagamenti e chiunque venda beni digitali tramite le proprie applicazioni dovrà fare riferimento a Google Pay per la fatturazione.
Come è facile intuire, la decisione del gruppo capitanato da Sundar Pichai è motivata almeno in parte dalla diatriba ancora in corso che ha visto la Epic Games, software house creatrice del videogame Fortnite, contrapposta alla Casa di Cupertino e alla stessa Google proprio a causa delle commissioni richieste dagli store per gli acquisti in-App.
Il sovrapprezzo è legato alla sicurezza e alle azioni di marketing garantite dal PlayStore di Google.
Come sottolineato da Mountain View, le commissioni richieste ai developer tramite Google Pay sarebbero giustificabilmente più elevate rispetto a quelle di qualsiasi altro circuito di carte di credito perché in esse vengono caricati anche gli oneri riguardanti la sicurezza e il marketing di cui godono tutte le applicazioni che vengono distribuite tramite il Play Store.
Le novità comunicate da Google entreranno in vigore nel 2021 in coincidenza con la prossima versione del Robottino Verde, le commissioni previste verranno applicate unicamente quando un utente scarica un’applicazione a pagamento o commercializzano "digital items" in-App come per esempio la "valuta di gioco" acquistabile tramite Fortnite.