Il famigerato emendamento Fava, definito da alcuni come una sorta di SOPA all’italiana e da altri come una riedizione, sotto altra forma, del tanto discusso decreto intercettazioni, è stato fortunatamente respinto con una votazione quasi unanime, 365 voti contro 57.
L’emendamento prevedeva in pratica che chiunque fosse titolare di un diritto violato (o supposto tale) attraverso un’attività on line o un’informazione pubblicata in Rete, avesse la possibilità di richiederne la rimozione e di ottenerla (grazie alla forzosa collaborazione dei provider), il tutto senza alcun mandato da parte della magistratura.
Contro l’inziativa di Fava sono stati presentati numerosi emendamenti soppressivi che, per una volta, hanno visto accordarsi numerose compagini politiche generalmente contrapposte.
Nonostante l’esito positivo della vicenda, non si può non osservare che ancora una volta i nostri rappresentanti in Parlamento hanno perduto tempo a cercare di "normalizzare" una realtà libera come quella della Rete che, più che limitata, in Italia dovrebbe essere aiutata a crescere.