Secondo quanto riportato dalla Data Protection Commissioner irlandese, la piattaforma di proprietà della Casa di Redmond avrebbe utilizzato circa 18 milioni di indirizzi di posta elettronica appartenenti ad utenti Facebook non membri di LinkedIn per inviare loro dei messaggi pubblicitari finalizzati ad ampliare ulteriormente l’utenza del social network professionale.
Se quanto rilevato fosse stato compiuto in tempi recenti, allora LinkedIn avrebbe potuto ricevere una contestazione per violazione della privacy in ambito europeo. In questo caso le implicazioni, o per meglio dire le eventuali sanzioni, avrebbero pouto essere anche molto pesanti alla luce di quanto previsto dal GDPR (General Data Protection Regulation).
Non sorprende che ad indagare sulla vicenda sia stata stata l’istituzione pubblica che in Irlanda si occupa della protezione dei dati. I server europei della controllata di Microsoft si trovano infatti in questo Paese ed è proprio dalle autorità di Dublino che sarebbe partito l’ordine a LinkedIn di cancellare dai propri database le informazioni sensibili registrate precendentemente all’entrata in vigore del GDPR, il 25 maggio 2018.
Parliamo naturalmente di una specifica tipologia di dati personali, la più recente normativa europea sulla privacy prevede infatti che un’azienda non possa detenere quelli che non riguardano direttamente l’attività svolta (il proprio core business), tutti gli altri possono comunque essere trattati soltanto una volta ricevuto il necessario consenso dagli utenti.
Questa volta il social network sarebbe riuscito a contenere i danni con delle scuse, la promessa di non effettuare più operazioni come quella denunciata dalla DPC e un’ammonizione. Resterebbe però da capire come i suoi responsabili siano riusciti ad entrare nella disponibilità degli indirizzi email elaborati per l’advertising sul Sito in Blue.