Il rapporto intitolato "Millennials e Cultura nell’era digitale. Consumi e progettualità culturale tra presente e futuro" di Civita, cerca di restituire un’istantanea riguardo alle modalità di fruizione culturale da parte degli appartenenti alle cosiddette generazioni Y (tra i 18 e i 32 anni, o "Millennials") e Z (tra i 15 e i 17, o "Centennials"), in pratica i nati fra il 1986 ed il 2003.
La pubblicazione è stata realizzata sulla base di una semplice constatazione: tramite il marketing, in particolare online, le aziende conoscono in modo dettagliato le abitudini e le preferenze degli appartenenti a queste fasce d’età, lo stesso non potrebbe dirsi per i decisori pubblici spesso incapaci di fornire un’offerta artistica e creativa adeguata.
In Italia la mancanza di interventi formativi su larga scala influirebbe anche sulla definizione stessa di cultura, identificata anche dai più giovani attraverso strutture, strumenti e media di tipo tradizionale, come i musei e le opere letterarie su carta stampata, si faticherebbe invece a definire "prodotti culturali" i contenuti elaborati in formato digitale.
Ciò accadrebbe nonostante per ammissione degli stessi intervistati il Web abbia ormai assunto un ruolo fondamentale nel veicolare e nel promuovere cultura e partecipazione alla vita culturale, nel caso specifico Internet si piazzerebbe al secondo posto con il 50% solo dopo l’Università (70%) ma prima della famiglia (48%) e delle istituzioni (44%).
Si aggiunga poi che in circa il 60% dei casi i giovani privilegerebbero la Rete e i social network per relazionarsi con i contenuti di carattere culturale, soprattutto approfittando di meccanismi per la condivisione ormai collaudati. Da questo punto di vista Internet superebbe di gran lunga l’inossidabile "passaparola" citato soltanto da un terzo del campione.