Secondo una recente indagine svolta da Bloomberg analizzando i bilanci della sede olandese di Google, quest’ultima avrebbe trasferito ben l’80% dei suoi profitti nel paradiso fiscale delle Bermuda; in numeri assoluti tale percentuale corrisponderebbe a 9,8 miliardi di dollari.
Prima di gridare alle scandalo sarebbe bene tenere in considerazione che, anche se confermato, tale operato da parte di Mountain View sarebbe perfettamente legale; l’unico problema starebbe nel fatto che, in questo modo, l’erario perderebbe circa 2 miliardi di euro in tasse (con equivalente risparmio da arte dell’azienda di Brin e Page).
Ad oggi, alcuni paesi membri dell’Unione Europea (Italia compresa) starebbero svolgendo degli accertamenti sulle politiche adottate da Google in tema di pagamento delle imposte; resta comunque il fatto – è bene precisarlo – che i trasferimenti verso le Bermuda non potrebbero essere considerati evasione fiscale.
Da tempo l’apposita Commissione Europea sarebbe al lavoro per la creazione di una lista nera nella quale includere i paradisi fiscali scelti dai grandi gruppi per tutelare i propri profitti, difficile però pensare che, dati gli interessi in gioco, essa possa essere stilata in breve tempo.