Red Fishkin, professionista specializzato nella SEO (Search Engine Optimizzation) avrebbe ricevuto circa 2.500 pagine di documenti interni, e plausibilmente riservati, nelle quali vengono descritti alcuni aspetti tecnici relativi al funzionamento dell’algoritmo di Google. Nello specifico tali contenuti riguarderabbero i dati a disposizione dei collaboratori di Big G e l’API di ricerca della piattaforma.
Tali documenti sono stati poi analizzati dallo stesso Fishkin, e dal collega Mike King anch’egli esperto di posizionamento e indicizzazione, osservando alcune contraddizioni tra ciò che Mountain View afferma pubblicamente, anche per l’esigenza di non rivelare segreti aziendali, e ciò che viene fatto effettivamente all’interno della compagnia californiana.
Ok, let's get this party started!
A couple weeks ago I said I was publishing the most important thing I ever wrote. I was wrong.
Documentation related to the Google Search algorithm leaked and I spent the weekend tearing it apart.https://t.co/v71B16Ggov
???
— Mic King (@iPullRank) May 28, 2024
In discussione vi sarebbero soprattutto i criteri di ranking, come per esempio l’EEAT o "Double-E-A-T" (Experience, Expertise, Authoritativeness e Trustworthiness). Stando alle pagine leakate, quest’ultimo avrebbe un ruolo nel posizionamento dei siti Web in quanto gli autori verrebbero tracciati mentre ufficialmente così non dovrebbe essere.
Ad essere rilevante sarebbe poi la questione che riguarda i dati ricavati tramite il browser Chrome. Anche in questo caso, infatti, l’algoritmo di Google sembrerebbe tenerne conto nelle sue SERP (Search Engine Results Page) mentre l’azianda avrebbe sempre sostenuto che essi non hanno una rilevanza particolare nella determinazione del ranking.
Questi documenti sarebbero finiti nell’indice di Hexdocs per poi essere rimossi finendo comunque nelle mani di Fishkin tramite una fonte non meglio specificata. è bene precisare che in essi non viene specificato quanto determinati fattori pesino effettivamente sul ranking, quindi non rappresenterebbero una prova del fatto che l’algorimo funziona in modo diverso da quanto affermato fino ad ora da Google.