Titolari di weblog, webmaster e moderatori di mailing list non possono essere accusati di diffamazione per il materiale che citano o ripubblicano sui loro media. Lo ha stabilito una Corte d’appello americana. I giudici americani riconoscono in questo modo una differenza sostanziale tra testate di informazione convenzionali, che possono essere facilmente citate per diffamazione, e altre forme di comunicazione online.
La corte americana sembra confermare che gli Stati Uniti hanno scelto un differente approccio sull’editoria virtuale rispetto al Vecchio continente.
Non migliore la situazione in Italia dove, come ha ricordato recentemente la webzine Punto Informatico, un disegno di legge allo studio propone che "i siti aventi natura" editoriale siano soggetti alle responsabilità previste per la stampa. Senza specificare però quali sono i siti caratterizzati da tale "natura".
Giudici americani a difesa della libertà di espressione sul web
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