Statista ha formulato una stima pubblicata nel suo Technology Market Outlook e riguardante il mercato del Cloud pubblico italiano che, entro il 2021, dovrebbe essere in grado di generare un giro d’affari pari a 4 miliardi di euro, ci si attende quindi una crescita sostanziale rispetto all’anno passato quando l’ammontare dei ricavi si era attestato sui 3.16 miliardi.
Se questa tendenza dovesse mantenersi inalterata fino al 2025 si potrebbe arrivare a non meno di 9 miliardi, soprattutto grazie al buon andamento della componente SaaS (Software-as-a-Service) che da sola dovrebbe valere circa 4 miliardi. In linea generale si starebbe osservando una migrazione sempre più imponente dalle tradizionali infrastrutture on-premises verso il Cloud.
Public cloud: possibilità di disporre da remoto ed in qualsiasi momento ai dati archiviati
Per quanto riguarda invece le finalità di adozione del Cloud pubblico, in quasi la metà dei casi (il 47% del campione intervistato per il Global Consumer Survey di Statista) quest’ultimo verrebbe utilizzato per finalità di archiviazione, allocando file e immagini in remoto in modo da poter accedere ad essi da qualsiasi dispositivo indipendentemente dalla propria posizione.
Molto diffuso e citato dal 40% del campione anche l’utilizzo delle soluzioni di public Cloud per l’impiego di applicazioni utili alla produttività, come per esempio quelle messe a disposizione dalla Cloud Platform di Mountain View o dall’infrastruttura Azure di Redmond. Nel 39% dei casi si è fatto riferimento infine alla possibilità di effettuare backup online.
Il Cloud pubblico si differenzia da quello privato in quanto le risorse per l’elaborazione e lo storage dei dati vengono fornite da un provider di terze parti e condivise tra più i clienti. Nel caso del Cloud privato le risorse disponibili possono essere utilizzate invece in maniera esclusiva, fornendo un controllo completo sul servizio adottato.