AGCM (Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato) ha dato vita a sei istruttorie nei confronti di alcuni dei principali operatori a livello globale dei servizi di Cloud computing. I procedimenti avviati sono relativi a presunte pratiche commerciali scorrette e all’eventuale esistenza di clausole vessatorie nelle condizioni previste dai contratti.
Le aziende coinvolte, tutte straniere sono Google, per la piattaforma Google Drive, Apple, per il servizio iCloud, e la società californiana Dropbox. Ognuna di esse sarebbe interessata sia da un procedimento per presunte pratiche commerciali scorrette, e/o violazioni della Direttiva sui diritti dei consumatori, sia da uno per presunte clausole vessatorie incluse nelle condizioni contrattuali.
Le istruttorie per pratiche scorrette nei confronti di Mountain View e Cupertino riguarderebbero la mancata (o inadeguata) indicazione dell’attività di raccolta e utilizzo dei dati a fini commerciali e il possibile condizionamento nei confronti degli utenti che, per accedere al servizio di Cloud storage, non sarebbero in condizione di esprimere un consenso.
A Dropbox si imputerebbe inoltre di non aver fornito in modo chiaro e accessibile le informazioni sulle condizioni, i termini e le procedure per il recesso contrattuale e per esercitare il diritto di ripensamento. All’utente non sarebbe poi consentito di ricorrere agevolmente a meccanismi extra-giudiziali di conciliazione delle controversie.
Per quanto riguarda le clausole vessatorie, i procedimenti riguarderebbero invece alcune condizioni contrattuali tra cui la facoltà dell’operatore di sospendere e interrompere il servizio, l’esonero di responsabilità anche in caso di perdita dei dati archiviati, la possibilità di modificare unilateralmente le condizioni contrattuali, la prevalenza della versione in Inglese dei contratti rispetto a quella tradotta in Italiano.