Secondo la Cassazione, supremo giudice del nostro ordinamento, il gruppo di hacktivisti Anonymous andrebbe considerato un’asociazione a delinquere; gli ideali libertari promossi dalla crew internazionale non potrebbero essere ritenuti delle attenuanti.
Chiamato a pronunciarsi, il giudice avrebbe chiarito che l’intrusione coordinata in un sistema informatico altrui dovrebbe essere ritenuta sempre e comunque un reato; questo al di là delle motivazioni di base che la Cassazione non avrebbe escluso poter essere meritorie.
Tale pronunciamento sarebbe stato espresso in riferimento al processo che vede coinvolto un sospetto membro italiano del gruppo, arrestato nel corso dell’operazione Tango Down, per il quale sarebbe stata confermata la sentenza che imponeva gli arresti domiciliari.
La linea di difesa presentata dai difensori dell’accusato si sarebbe basata sul fatto che le azioni di Anonymous sarebbero ispirate a tensioni ideali largamente diffuse se non addirittura condivise a livello sociale, ma tali ragioni non sarebbero bastata alla Cassazione per pronunciarsi a favore dell’imputato.