Il Governo italiano avrebbe deciso di abbandonare definitivamente il cosiddetto Cashback di Stato, un progetto lanciato nel dicembre del 2020 e finalizzato sia ad incentivare l’utilizzo di soluzioni per i pagamenti elettronici che a diminuire la circolazione del contante nel nostro Paese. L’esperimento era stato comunque bloccato in seguito a problematiche nell’assegnazione dei premi previsti.
Il Cashback di Stato si basava sulla registrazione di un sistema di pagamento, ad esempio una carta di debito o di credito, l’impiego di quest’ultimo permetteva di ricevere un rimborso commisurato alle spese e al numero dei movimenti effettuati. Gli utenti in grado di generare il maggior numero di movimenti ricevevano poi un premio in denaro.
E’ stato proprio quest’ultimo aspetto, collegato al meccanismo del Super Cashback, a far emergere le criticità dell’iniziativa. Al momento della sua ideazione infatti nessuno degli organizzatori aveva previsto che gli utenti potessero dar vita ad un gran numero di movimenti, ad esempio spezzettando una transazione i più tranche, proprio per assicurarsi il Super Cashback.
Mancano i fondi per riproporre il piano Cashback
A motivare l’addio, che questa volta sembrerebbe essere definitivo, sarebbero state questioni legate al Bilancio. I fondi disponibili si sarebbero rivelati troppo limitati, inoltre tale decisione potrebbe essere anche frutto di un compromesso che comprende la cancellazione di "Quota 100" e il mantenimento delle misure correlate al "Reddito di cittadinanza".
Evidentemente l’esecutivo guidato da Mario Draghi ha valutato che uno stanziamento pari ad 1.5 miliardi di euro per il Cashback non sarebbe stato giustificabile. A ciò si aggiunga che, dato il lancio della prima sperimentazione durante l’emergenza pandemica, è per ora difficile valutare quale possa essere stato il reale impatto dell’iniziativa.