Alcuni ricercatori della Universidade do Minho, in Portogallo, hanno tentato di classificare i linguaggi di programmazione in base al loro impatto ambientale, dal più "green" al più inquinante. Per ottenere i risultati poi pubblicati sono stati presi in considerazione 10 algoritmi che fanno riferimento al CLBG (Computer Language Benchmarks Game).
Grazie a questo approccio sono state individuate tre variabili per la classificazione: il consumo di energia, il tempo di esecuzione e l’uso della memoria. In linea generale tutti i fattori considerati tenderebbero ad allinearsi, per cui un linguaggio non troppo energivoro sarebbe anche performante dal punto di vista del runtime e dei MB consumati.
C sarebbe per esempio il linguaggio che ha conseguito i punteggi migliori per quanto riguarda l’impatto energetico e il tempo di esecuzione, si piazzerebbe invece terzo relativamente all’impiego di memoria. Rust invece si piazzerebbe in secondo posizione per i primi due criteri e settimo dopo Pascal, Go, C, Fortran, C++ e Ada per consumo di memoria.
Chiaramente esisterebbero anche delle eccezioni con discrepanze rilevanti a seconda della variabile considerata, a tal proposito Java sembrerebbe essere per esempio un linguaggio relativamente poco impattante per richieste energetiche e runtime, ma le sue performance sembrerebbero nettamente migliorabili per quanto riguarda l’uso di memoria.
Per quanto riguarda i risultati peggiori sarebbero da segnalare quelli ottenuti da Python, un linguaggio quasi 76 volte più impattante di C per impatto energentico e 72 relativamente al runtime. Stesso discorso si potrebbe fare (ma con dati leggermente migliori) per linguaggi molto utilizzati nello sviluppo per il Web come PHP, JavaScript e TypeScript.