Un po’ all’ultimo momento, ma finalmente anche il nostro Paese è entrato a far parte ufficialmente della Blockchain Partnership, iniziativa che riunisce diversi governi interessati a studiare le possibili applicazioni della tecnologie Blockchain, le normative più utili a regolamentarne l’utilizzo, le relative opportunità di business e le possibili implicazioni per la privacy e la sicurezza.
A tale parnership avevano già aderito Austria, Belgio, Bulgaria, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Irlanda, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Gran Bretagna, Repubblica Ceca, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Svezia e Norvegia. Come anticipato, l’Italia ha atteso un po’ di tempo prima di entrare a far parte del gruppo, con il rischio di rimanere esclusa dalla pianificazione extranazionale di un settore in forte espansione.
La Blockchain nasce infatti come piattaforma per gestire le transazioni in cryptovaluta, ma date le sue caratteristiche può essere utilizzata per innumerevoli finalità: dalla certificazione delle merci alla logistica, dalla validazione dei contratti al controllo delle filiere produttive fino all’ottimizzazione delle attività burocratiche in sede istituzionale.
Partecipare alla Blockchain Partnership significa anche poter accedere ai fondi appositamente dedicati alla sua implementazione, a tal proposito basti pensare che dalla creazione del gruppo la Commissione Europea ha già autorizzato finanziamenti per ben 80 milioni di euro e di prevede di stanziarne altri 300 milioni entro il 2020.
Tra le più interessanti iniziative del gruppo vi è per esempio la creazione del Blockchain Observatory and Forum, anch’esso fortemente voluto dalla Commissione Europea, sostanzialmente un archivio realizzato con lo scopo di promuovere la Blockchain a livello europeo attraverso la mappatura di tutte le Blockchain esistenti.