Per quanto utilissima ai fini della riservatezza, la crittografia dei dati necessita di una potenza computazionale elevata per poter funzionare al meglio, per questo motivo i dispositivi di fascia medio-alta dispongono non di rado di hardware appositamente dedicati. Ma cosa fare per i device più economici? Google ha provato a rispondere a questa domanda con Adiantum.
Un protocollo per la cifratura a basso consumo di risorse
A livello tecnico si tratta di un nuovo protocollo per la cifratura a basso consumo di risorse. Il fatto che sia stata Mountain View a svilupparlo non deve naturalmente stupire, Android è infatti un sistema operativo mobile (e non solo) ampiamente utilizzato per animare smartphone e tablet entry level che non godono di configurazioni hardware elevate come quelle, ad esempio, dei dispositivi di casa Apple.
Adiantum deve questa sua caratteristica al fatto di essere l’evoluzione di una soluzione già in uso (ChaCha) nelle connessioni HTTPS con alcuni adattamenti ispirati ad AES. Per quanto riguarda le performance esso avrebbe permesso di registrare livelli accettabili anche in associazione ad architetture Cortex-A7 che, invece, risulterebbero in gran parte incompatibili con lo standard AES (Advanced Encryption Standard).
Adiantum sarà compatibile a partire da Android 9
Vi sarebbe però un limite, infatti Adiantum è stato implementato esclusivamente per i device equipaggiati con l’ultimissimo Android 9 (nome in codice "Pie"). Sarà naturalmente compatibile con le versioni future del Robottino Verde, ma per quanto riguarda i dispositivi più datati vi sarebbero ben poche speranze di poter sfruttare questa opportunità.
Adiantum sarà disponibile in futuro per dispositivi IoT
Uno dei vantaggi derivanti dall’utilizzo di Adiantum dovrebbe risiedere nella sua natura multipiattaforma, motivo per il quale pur esordendo sui dispositivi mobili dovrebbe arrivare nel medio periodo anche sui dispositivi IoT (Internet of Things), su quelli per la domotica e sui device wearable.