Una nuova e per molti versi sorprendente ricerca pubblicata dal BSI (British Standards Institution) rivela un dato degno di essere approfondito. Infatti, quasi la metà (il 47%) dei giovani tra i 16 e i 21 anni preferirebbe crescere in un mondo privo di Internet. Lo studio, che ha coinvolto 1.293 giovani britannici, evidenzia quindi un paradosso: pur vivendo gran parte della loro vita online, i giovani desiderano una via di fuga da una tecnologia che non riesce a renderli felici.
I risultati dello studio sul rapporto tra giovani ed Internet
L’indagine, condotta in occasione del 46° ISO Consumer Policy Committee global plenary 2025, mostra come la pandemia abbia intensificato la dipendenza dal mondo digitale. Tre quarti degli intervistati (il 74%) affermano di passare più tempo online a causa del Covid-19, il 68% ammette però di sentirsi peggio con sé stesso dopo aver navigato sul web. La disconnessione non è solo emotiva: il 42% dei giovani mente ai propri genitori riguardo le proprie attività online, creando un preoccupante divario di consapevolezza.
Susan Taylor Martin, Amministratore Delegato di BSI, sottolinea che la tecnologia ha tradito la sua promessa di creare opportunità, esponendo invece i giovani a rischi per la salute fisica e mentale e impattando negativamente sulla loro qualità di vita. Le aziende, perciò, dovrebbero dare priorità alla sicurezza e al benessere degli utenti, specialmente degli adolescenti.
Un “coprifuoco” per proteggersi dai rischi dei social media?
Daisy Greenwell, co-fondatrice di Smart Phone Free Childhood, ha definito tali risultati “un campanello d’allarme”. Sottolinea infatti come i giovani stessi chiedano dei limiti. Tra questi ultimi anche un coprifuoco per i social media che sarebbe supportato dal 50% degli intervistati.
La ricerca evidenzia anche notevoli differenze di genere: le giovani donne sono più esposte a molestie (il 37% contro il 28% dei giovani uomini) e più propense a confrontare il proprio aspetto con quello altrui.