Microsoft non rilascerà più aggiornamenti di sicurezza per il sistema operativo Windows 7 tramite il canale ESU (Extended Security Update). Quest’ultimo è accessibile soltanto a pagamento dai clienti aziendali e per alcuni anni, in sostanza dall’inizio del 2020, rappresentava l’unica forma di supporto per la piattaforma rilasciata nel 2009.
Stando così le cose, Windows 7 è stato definitivamente lasciato al suo destino dalla Casa di Redmond, chi volesse continuare ad utilizzarlo dovrà passare ad una soluzione più recente (la scelta si limita a Windows 10 e Windows 11) oppure prepararsi a fronteggiare vulnerabilità irrisolte, instabilità e più che probabili attacchi da parter di utenti malintenzionati.
Ad oggi il sistema operativo più utilizzato al mondo dovrebbe essere Windows 10, con una quota di mercato prossima al 68% (dati di StatCounter aggiornati a dicembre 2022), seguirebbe Windows 11 con poco meno del 17% (si tratta di una versione inadatta alle configurazioni hardware più datate) mentre Windows 7 deterrebbe ancora un market share superiore all’11%.
Il parco macchine da aggiornare è quindi molto ampio, a ciò si aggiunga che come anticipato Windows 7 ha perso il suo supporto per gli utenti standard nel gennaio del 2020, quando la quota di mercato era di quasi il 27%. Questo significa che già da diversi anni sono ancora in funzione PC che non ricevono più patch di sicurezza dedicate all’OS.
Windows 7 arrivò sul mercato per sostituire Windows Vista, probabilmente la release più criticata di sempre del sistema operativo di Redmond, fu inoltre il predecessore di Windows 8 e Windows 8.1 anch’essi accolti con poco entusiasmo. Con il lancio di Windows 10 (luglio del 2015) Microsoft assicurò che non vi sarebbero state altre versioni ma solo aggiornamenti. Poi, nel 2021, arrivò Windows 11.