Un attacco informato quasi sicuramente scatenato al di fuori dei confini italiani avrebbe portato alla compromissione di ben 500 mila PEC (caselle di Posta Elettronica Certificata). A fare un bilancio di quanto accaduto è stato Roberto Baldoni, vicedirettore generale responsabile per il Cyber del Dis (Dipartimento delle Informazioni per la Sicurezza).
Strando a quanto comunicato, del mezzo milione di caselle coinvolte ben 98 mila farebbero riferimento al comparto giustizia. In questo caso si tratterebbe di PEC appartenenti a magistrati, funzionari ministeriali (Giustizia, Esteri, Interni, Difesa ed Economia), militari nonché la stessa Presidenza del Consiglio. Si starebbero valutando le possibili conseguenze sul processo civile telematico.
Al momento non vi sarebbero prove che dimostrino l’accesso a documentazione riservata, potrebbero essere stati sottratti invece dati sensibili riguardanti i titolari delle caselle di posta. Sostanzialmente si sarebbe trattato del più grande attacco di questo tipo registrato nel corso del 2018, in via cautelativa si consiglia quindi di modificare la password del proprio account.
Alla luce degli ultimi accadimenti, l’azione malevola risalirebbe alla scorsa settimana, Baldoni avrebbe sottolineato da una parte l’esigenza di ripristinare il servizio per consentire il regolare ritorno al lavoro dei tribunali, dall’altra avrebbe ricordato la necessità di rendere più sicuro un sistema giudiziario che in futuro sarà sempre più digitalizzato.
Il piano di contenimento sarebbe scattato lo scorso 13 novembre in seguito a segnalazioni provenienti dai fornitori di servizi PEC, tra gli effetti immediati dell’incursione vi sarebbe stata anche l’interruzione dei servizi informatici degli uffici giudiziari dei distretti di Corte di Appello in tutta la Penisola. Sull’attacco sarebbero già iniziate le indagini della Polizia Postale.