Lo scorso dicembre il Parlamento Europeo ha approvato il Digital Markets Act, una legge con cui viene introdotto il concetto di "gatekeeper" che indica le piattaforme in grado di operare da una posizione dominante in mercati come quelli del Cloud computing, della ricerca online, del social networking, dei sistemi operativi, della navigazione Internet, dell’advertising online e del video sharing.
Per essere considerato tale un servizio deve fatturare almeno 8 miliardi di euro l’anno, vantare una capitalizzazione minima di 80 miliardi e operare in almeno 3 Paesi dell’Unione Europea raccogliendo in essi un minimo di 45 milioni di utenti mensili e più di 10 mila utenti commerciali. Chiaramente solto poche realtà (Google, Apple, Amazon..) possono essere assimilate a dimensioni di questo genere.
Se tutto dovesse andare come previsto il DMA entrerà in vigore l’anno prossimo, introducendo alcuni obblighi come per esempio quello di dare agli utenti la possibilità di rimuovere applicazioni preinstallate. Per le eventuali violazioni sono previste sanzioni particolarmente pesanti che vanno dal 4 al 20% del fatturato globale di una società.
In Europa non ci sono realtà che si possono considerare gatekeeper
La maggior parte delle compagnie interessate dal DMA hanno sede negli Stati Uniti ed è per questo che le autorità USA hanno deciso di esprimere la loro posizione i proposito. Secondo Washington tale misura potrebbe risultare discriminatoria nei confronti delle società nate Oltreoceano perché in Europa non esisterebbero realtà con numeri tali da essere considerate dei gatekeeper.
Da questo punto di vista è utile ricordare come la Commissione Europea si sia pronunciata più volte a favore dello scorporo delle grandi aziende, "smembrandosi" un gruppo potrebbe infatti perdere la sua classificazione come gatekeeper. Tale posizione sarebbe condivisa in parte anche da Washington che però deve confrontarsi con le attività di lobbying delle Big Company.