OpenAI, l’organizzazione non profit a cui si devono il modello linguistico generativo GPT (Generative Pre-trained Transformer) e il chatbot ChatGPT, starebbe progettando di realizzare un proprio chip per le Intelligenze Artificiali. Sam Altman e soci potrebbero inoltre investire parte delle entrate nell’acquisizione di un produttore di semiconduttori.
Le ragioni di questa iniziativa andrebbero ricercate nella penuria di chip orientati alle tecnologie per l’AI, a tal proposito è bene ricordare che tutto il mercato dei seminconduttori esce da un periodo (quello post-COVID) in cui tali componenti erano praticamente introvabili. I chip necessari per i modelli da addestrare sarebbero inoltre molto costosi.
OpenAI said to be considering developing its own AI chips https://t.co/gWJBV7is5s by @kyle_l_wiggers
— TechCrunch (@TechCrunch) October 6, 2023
Ad OpenAI servirebbero in particolare delle GPU e attualmente l’unico fornitore in grado di distribuire grandi quantità di schede grafiche è la Nvidia, con un marketshare che supera l’80% a livello mondiale. La mancanza di concorrenti dello stesso livello sul mercato influenza direttamente i prezzi, rallentando la crescita delle reti neurali alla base degli LLM (Large Language Model).
Si è calcolato che se ChatGPT dovesse gestire anche soltanto un decimo delle query supportate quotidianamente dal motore di ricerca di Google, per OpenAI la spesa in GPU potrebbe sfiorare i 50 miliardi di dollari (questo soltanto in fase iniziale). A ciò dovrebbero aggiungersi circa 15 milardi di dollari di costi annuali per le componenti aggiuntive.
Con l’acquisizione di un produttore di chip OpenAI potrebbe risolvere "in casa" quello che oggi è un grosso problema di numerose realtà che operano in ambito High Tech. Del resto anche un importante protagonista del settore come Apple ha deciso di realizzare i proprio chip in autonomia per non dover dipendere da aziende di terze parti.