Alcune settimane fa ha destato grande sensazione la notizia di un attacco informatico sferrato contro i server della piattaforma Ashley Madison, una sorta di via di mezzo tra un servizio per il dating online extraconiugale e un social network dedicato all’infedeltà di coppia. Data la delicatezza degli argomenti trattati è possibile immaginare le non poco preoccupazioni suscitate.
Impietosi nei confronti dei milioni di fedifraghi iscritti al portale, gli attaccanti appartenenenti alla crew denominata Impact Team non si sarebbero limitati a pubblicare nomi e cognomi degli utenti su Internet, ma avrebbero postato in Rete anche i relativi dati sensibili e una curiosa mappa sulla loro distribuzione nelle varie aree geografiche.
Al di là delle fin troppo facili ironie a riguardo, è bene precisare che attualmente le forze dell’ordine starebbero indagando su alcuni casi di suicidio, uno negli Stati Uniti e due in Canada, che secondo gli inquirenti potrebbero essere ricollegati in qualche modo alla diffusione delle informazioni che i gestori di Ashley Madison avrebbero dovuto mantenere segrete.
Alla luce di quanto detto, potrebbe presto essere avviata una Class Action contro la Avid Life Media, società con sede a Toronto proprietaria della piattaforma, a carico della quale sarebbe stata già presentata una denuncia presso una corte federale della California; i soggetti potenzialmente coinvolti potrebbero essere più di 37 milioni.
Secondo alcune fonti quella californiana non sarebbe però la prima istanza legale nei confronti dei responsabili del progetto, qualche giorno prima infatti un tribunale canadese avrebbe ricevuto un ricorso per una richiesta di risarcimento pari a ben 760 milioni di dollari. Tra i dati trafugati e diffusi sul Web potrebbero esserci anche numeri di carte di credito.