Il rapporto intitolato "La digitalizzazione degli italiani. Fattori di spinta ed elementi trainanti" realizzato dai ricercatori del Censis e del Centro Studi Tim sottolinea quanto fenomeni come la povertà economica, l’emarginazione sociale e la disoccupazione possano essere fortemente correlati al Digital Divide e alla cosiddetta "povertà digitale".
Lo studio confermerebbe l’esistenza di una sorta di circolo vizioso per il quale le persone che hanno difficoltà ad entrare a far parte della popolazione attiva avrebbero anche minori possibilità di acquisire competenze digitali, mancando queste ultime le opportunità di partecipare al mondo del lavoro diventerebbero poi più scarse aggravando una condizione di per sé già fragile.
Il 44,6% delle persone che non hanno un’occupazione non hanno competenze digitali sufficienti
Tra le persone che hanno la fortuna di avere un impiego soltanto il 5% sarebbe affetto da "povertà digitale", tale percentuale salirebbe invece a 11.3 punti fra i disoccupati fino ad arrivare al 44.6% tra gli inattivi. A questa situazione contribuirebbe inoltre il tasso di attività femminile non particolarmente elevato che nel caso delle Italiane arriverebbe appena al 55.2% e al 40% nel Meridione.
Ad oggi quasi il 79% delle occupazioni disponibili richiederebbe come minimo delle competenze digitali di base, ne consegue che per chi rimane disoccupato o è in cerca di una prima occupazione risulta ancora più difficile accedere a contesti in cui potrebbe imparare ad utilizzare gli strumenti digitali ormai indispensabili per la maggior parte degli impieghi.
Ad avere un ruolo fondamentale nella crescita o nella diminuzione della "povertà digitale" sarebbe in particolare il tasso di scolarizzazione, attualmente quasi il 60% di coloro che non hanno proseguito gli studi oltre la terza media sarebbe vittima di questo fenomeno contro il 15.8% di coloro che dispongono di un titolo di studio superiore.