Un gruppo costituito dai procuratori di 36 stati USA, a cui si sarebbe aggiunto anche il District of Columbia, avrebbe intentato una causa antitrust contro Mountain View accusata questa volta di sfruttare la sua posizione dominante a sfavore degli sviluppatori di applicazioni per il sistema operativo Android. Al centro della diatriba vi sarebbe il marketplce Play Store.
A decidere sulla questione dovrebbe essere il giudice della Northern District of California, ai legali di Google sarebbe stato dato invece il compito di dimostrare che l’azienda californiana non ha dato luogo a comportamenti lesivi della libera concorrenza per assicurarsi una commissione del 30% sulla vendita di App e gli acquisti in-App.
Sempre secondo quella che dovrebbe essere l’accusa, Big G avrebbe limitato l’attività di piattaforme alternative al Play Store costringendo di fatto gli sviluppatori a distribuire le proprie applicazioni tramite quest’ultimo. Ciò rappresenterebbe una limitazione anche per i consumatori che potrebbero pagare prezzi più bassi in presenza di commissioni più convenienti.
A riprova delle proprie istanze i promotori dell’iniziativa contro Sundar Picai e soci avrebbero ricordato che attualmente più del 90 delle applicazioni per il Robottino Verde verrebbero distribuite tramite il Play Store, tra tutti gli altri marketplace disponibili nessuno sarebbe riuscito a conquistare un market share superiore ai 5 punti percentuali.
Sempre secondo le accuse, tra le maggiori società danneggiate dalle strategie commerciali di Google vi sarebbe il colosso sudcoreano Samsung, quest’ultima avrebbe inoltre ricevuto delle offerte finalizzate a rendere il Galaxy App Store una parte integrante del Play Store in modo da eliminare dal mercato un potenziale concorrente.