IBM avrebbe intenzione di citare in giudizio Airbnb per l’utilizzo di alcune tecnologie brevettate che, a dire del gruppo di Armonk, sarebbero essenziali per il funzionamento della nota piattaforma per la ricerca e l’affitto di camere e alloggi. Curiosamente tali brevetti riguarderebbero funzionalità che oggi tendiamo a dare per scontate in qualsiasi servizio online.
Parliamo infatti di feature come la possibilità di memorizzare dei preferiti o di rendere visibile dell’advertising tra i contenuti presentati in un’interfaccia utente . IBM avrebbe comunque fatto sapere che la sua decisione non sarebbe stata improvvisa, tra le due aziende sarebbero infatti in corso trattative sulla questione da oltre 6 anni.
Se da una parte IBM sembrerebbe convinta di aver fatto tutto il necessario per scongiurare, senza successo, lo scontro in tribunale, dall’altra, i portavoce di Airbnb si sarebbero detti sicuri che la controparte non troverà soddisfazione davanti al giudice. Per conto di questi ultimi, le tecnologie al centro della diatriba non sarebbero vincolate al pagamento di una licenza.
Big Blue, che dopo una storia lunga più di un secolo può contare su un portafoglio di brevetti sterminato, non è nuova a controversie di questo tipo. A tal proposito basterebbe citare il caso che nel 2013 la vide ottenere 36 milioni di dollari dal social network Twitter e quello che nel 2018 portò Groupon a sborsare ben 57 milioni di dollari.
Airbnb non starebbe invece attraversanso un periodo particolarmente positivo, l’epidemia di Coronavirus (COVID-19) oggi diffusa in quasi tutto il Mondo avrebbe inferto un duro colpo a tutto il mercato delle prenotazioni online e più in generale del turismo, soprattutto ora che diverse compagnie aeree hanno deciso di mantenere a terra i propri vettori.