EBA (European Banking Authority) ha recentemente richiesto l’implementazione di nuove norme applicabili a livello europeo per la regolamentazione delle cryptovalute e, più in generale, degli investimenti virtuali. L’esigenza alla base di questa iniziativa sarebbe quella di offrire maggiore tutela agli investitori e ai loro capitali spesso oggetto di attività malevole da parte del cyber crimine.
Quello della Fintech è un settore in piena crescita, ma per molti aspetti che lo riguardano l’Unione Europea non avrebbe ancora dato vita ad una normativa paragonabile a quella che protegge le operazioni finanziarie di tipo tradizionale. Ne conseguirebbero rischi elevati per i consumatori e il pericolo che i cryptoasset possano essere sfruttati sempre più frequentemente con finalità di riciclaggio.
A parere dei membri dell’EBA una regolamentazione sarebbe oggi ancora più necessaria in virtù dell’estrama volatilità delle monete virtuali, parliamo infatti di un comparto il cui valore ammontava a circa 830 miliardi appena un anno fa per poi scendere a poco più 200 negli ultimi mesi (dati di Reuters aggiornati allo scorso ottobre).
Mancherebbero per esempio degli obblighi di trasparenza. A tal proposito, esisterebbero già da qualche tempo istituti di credito che effettuano scambi tra contanti e crytovalute o che utilizzano queste ultime per l’erogazione di finanziamenti, ma quali sono le garanzie offerte al momento delle transazioni o della stipula dei contratti?
EBA lamenterebbe anche una scarsa attenzione rispetto al consumo energetico generato sia attraverso le procedure di mining, per l’estrazione di divise digitali, che per la registrazione delle transazioni in Blockchain. L’impatto di tali attività si starebbe rivelando inconciliabile con gli obbiettivi dell’Unione per il contrasto ai cambiamenti climatici e la promozione dello sviluppo sostenibile.