Almeno apparentemente i rapporti tra Menlo Park e il governo di Pechino erano in via di miglioramento, tanto che Mark Zuckerberg e soci avevano progettato di aprire una nuova controllata presso Hangzhou, società che nelle intenzioni si sarebbe dovuta occupare del sostegno alle giovani imprese (startup) nel Paese asiatico.
Fin qui tutto bene se non fosse che le autorità locali avrebbero deciso di stroncare l’iniziativa sul nascere, verrebbero così a divenire più severe le restrizioni imposte a Facebook a partire dal 2010. Il social network non è infatti accessibile dalla Cina, così come accade per i servizi di altre multinazionali statunitensi quali Amazon e Google.
Per il momento non è facile capire quali siano le motivazioni che stanno dietro alle ultime prese di posizione da parte dell’Autorità Cinese sul CyberSpazio, l’ipotesi più accreditata parla però di un governo particolarmente indispettito dal fatto di non essere stato consultato riguardo alla scelta di Hangzhou come sede della nuova sussidiaria di Facebook.
A quanto detto si aggiunga un clima non esattamente disteso per quanto riguarda le ralazioni internazionali tra Cina e Stati Uniti, in particolare a causa della nuova politica commerciale basata sull’imposizione di dazi doganali promossa dall’amministrazione Trump. A questo punto tutti gli sforzi fatti da Menlo Park per penetrare un mercato importante come quello cinese potrebbero rivelarsi inutili.
Da tempo la Cina adotta una politica fortemente protezionistica per quanto riguarda le piattaforme Web estere autorizzate ad operare all’interno del Paese, questo con lo scopo di promuovere quanto più possibile l’utilizzo di soluzioni implementate localmente e mantenere i ricavi di queste ultime all’interno dei confini nazionali.