La DPC (Data Protection Commission) irlandese ha multato Meta per ben 1.2 miliardi di dollari. Secondo l’Authority di Dublino il gruppo capitanato da Mark Zuckerberg si sarebbe reso colpevole di violazione dell’articolo 46(1) del GDPR (General Data Protection Regulation), il regolamento europeo sul trattamento dei dati personali.
Nello specifico la compagnia californiana avrebbe trasferito dati dei cittadini europei verso server collocati negli Stati Uniti nonostante una sentenza della Corte di Giustizia Europea, nota come Schrems II, con la quale sono stati bocciati gli accordi Safe Harbour e Privacy Shield per le possibili attività di spionaggio da parte delle intelligence degli USA.
La sanzione sarebbe stata emessa al termine di un’indagine iniziata nel 2020 durante la quale la commissione avrebbe chiamato in causa l’EDPB (European Data Protection Board) perché il trasferimento dei dati fosse bloccato. Meta però avrebbe continuato a utilizzare server d’Oltreoceano per l’allocazione dei dati europei motivando l’entità della multa.
Al di là della cifra da pagare, a Meta sarebbe stata imposta la sospensione del trasferimento entro 5 mesi e lo spostamento dei dati dagli USA in Europa entro 6 mesi. Ad essere coinvolti sarebbero comunque soltanto i dati di Facebook, oggetto dell’indagine, e non quelli di altri asset di Menlo Park come per esempio il social network Instagram.
Da parte sua Meta, che avrebbe già comunicato di voler presentare appello, sosterrebbe di aver agito sulla base di clausole contrattuali impiegate da migliaia di altre aziende senza alcuna conseguenza legale. Nel caso in cui l’appello non dovesse essere accolto Zuckerberg e soci potrebbero optare per il blocco della propria piattaforma in Europa.