Secondo una recente rilevazione dell’Osservatorio Realtà Aumentata e Metaverso della School of Management del Politecnico di Milano l’attuale panorama del Metaverso sarebbe ancora estremamente frammentato, una realtà popolata da diversi mondi virtuali poco o per niente connessi tra loro che faticherebbero a comunicare in attesa di uno standard condiviso.
Per la precisione sarebbero stati censiti 141 diversi mondi virtuali in qualche modo ricollegabili al Metaverso. Nel 44% dei casi si tratterebbe di piattaforme interoperabili (per le quali sarebbe valida la definizione "Metaverse Ready") mentre ben 1/3 di essi (gli "Open World") consentirebbe delle esperienze immersive ma senza interoperabilità.
Ma per cosa vengo utilizzati i mondi virtuali di oggi? Nel 77% dei casi si tratterebbe di servizi dedicati alla vendita al dettaglio, all’intrattenimento e alla tecnologia. Rimarrebbero quindi un 19% di realtà estremamente settoriali, incentrate su settori specifici come per esempio la Fintech, e un 4% di vetrine utilizzate per l’esposizione di prodotti.
Lo scopo del Metaverso è fondamentalmente quello di consentire agli avatar, le nostre rappresentazioni virtuali all’interno dei contesti immersivi, di interagire con quanto presente negli ambienti digitali. Attualmente però soltanto nel 18% dei casi i mondi creati sarebbero aperti a degli scambi attivi (online e offline) tra utilizzatori e brand.
Attualmente il Metaverso sembrerebbe essere ancora in fase embrionale ma non mancherebbero gli investimenti, fino ad ora infatti le aziende a livello mondiale coinvolte in progetti dedicati ad esso sarebbero 220 con 308 iniziative differenti. Si potrà però parlare di un vero e proprio Metaverso soltanto quando tutti i mondi virtuali saranno connessi.