Bollywood è ormai una realtà che produce miliardi di dollari creando film per il pubblico indiano sempre più affamato di pellicole e stelle del cinema locali, ma come la sua quasi omonima industria californiana, anche la capitale della celluloide asiatica deve fare i conti con il P2P.
Se negli Stati Uniti e nel nostro Vecchio Continente si cerca di combattere il P2P tramite disegni di legge, che si dimostrano puntualmente inutili, e plotoni di avvocati, che incrementano il loro conto in banca senza grandi risultati, in India si è deciso di passare direttamente al sodo.
Accade così che nello sterminato Paese asiatico vengano reclutati dei cracker non con lo scopo di violare i sistemi di protezione dei contenuti digitali, ma, al contrario, con il compito di difendere il diritto d’autore utilizzando l’arma degli attacchi informatici.
L’idea è quella di bombardare le piattaforme che distribuiscono illegamente le pellicole Bollywoodiane tramite attacchi di tipo DDoS (distributed denial-of-service), in modo che i relativi siti Internet risultino irraggiungibili per gli utilizzatori.