Secondo quanto rivelato dall’ultima edizione del rapporto di ITMedia Consulting intitolato "Video on Demand in Europe: 2023-2026 – The Game Changers" i giovani europei starebbero maturando nuove modalità di fruizione dei video online, visualizzandoli più frequentemente sui social network che sulle piattaforme per lo streaming on demand come Netflix.
Nello specifico, i ricercatori avrebbero osservato da un lato una scarsa attenzione della Generazione Z nei confronti dei contenuti televisivi (cosa comunque già nota) e dei film, contestualmente l’intrattenimento si starebbe concentrando sempre di più su videogame, social media e ascolto della musica in streaming. Parliamo quindi dei nati tra il 1997 e il 2012.
Nel corso degli ultimi anni i servizi specializzati nel video on demand hanno speso miliardi di dollari per la produzione di contenuti originali e l’acquisto di licenze per la trasmissione di contenuti prodotti da terze parti. In futuro però il fenomeno del churn (cioè il tasso di abbandono di una piattaforma) potrebbe rivelarsi sempre più grave pesando sui ritorni di investimento.
Da parte loro invece, realtà come TikTok e Instagram hanno la possibilità di offrire volumi impressionanti di contenuti video ritagliati in base alle preferenze degli utenti e con investimenti molto meno onerosi. Come fatto osservare dal report, stando così le cose lo streaming tenderebbe a somigliare alla vecchia TV in un mercato che premia l’autoproduzione.
In prospettiva ci si attende che tra il 2023 e il 2026 il fatturato del video on demand in Europa crescerà del 7% ma soltanto il 4% verrà generato dalle piattaforme a pagamento. Alla fine di questo periodo il modello di business più performante potrebbe essere quello basato sulla monetizzazione tramite advertising, producendo da solo il 41% dei ricavi.