Come è noto, Mountain View ha lanciato il progetto FLoC (Federated Learning of Cohorts) con l’obbiettivo di rimpiazzare i cookie di terze parti per il tracciamento cross-site, FLoC infatti non raccoglie dati sui singoli utilizzatori tramite i loro browser per la navigazione Web ma crea degli insiemi di utenti e ne trae le informazioni utili per il marketing analizzando gruppi con interessi comuni.
Questa iniziativa ha creato preoccupazione presso le aziende che si occupano di advertising e in particolare al segmento del programmatic che trova proprio nel tracciamento, e nei dati raccolti durante gli spostamenti tra siti Internet differenti, le modalità attraverso cui proporre offerte, promozioni e annunci pubblicitari personalizzati.
Per questa ragione Google ha voluto approfittare della sua partecipazione all’ IAB Annual Leadership Meeting per chiarire come aiuterà gli inserzionisti nella transizione verso FLoC, a cominciare dal fatto che i PPIDs (Publisher Provided Identifiers) potranno essere utilizzati in diverse tipologie di programmatic advertising, compresi quelli che prevedono aste aperte.
In ogni caso, data la minore efficacia del tracking cross-site, le aziende che desiderano ricorrere alla pubblicità online dovranno puntare quanto più possibile sui dati proprietari come per esempio quelli raccolti tramite CRM (Customer Relationship Management). L’Ad Manager permetterà quindi di gestire tutti gli indicatori diretti per sfruttare al massimo i dati raccolti durante le visite on-site.
Nonostante l’introduzione di FLoC Big G ha voluto rassicurare i publisher affermando che le loro relazioni con i buyer non diventeranno in alcun modo disponibili per l’azienda californiana, per questo scopo i segnali eventualmente condivisi verranno infatti cifrati tramite crittografia end-to-end e saranno disponibili soltanto per le parti interessate.