Negli Stati Uniti i fondi pensione New York, Rhode Island e Illinois avrebbero appoggiato l’iniziativa della Trillium Asset Management, una delle più importanti società di investimento degli USA, secondo la quale Mark Zuckerberg dovrebbe lasciare la poltrona di CEO di Facebook in quanto non in grado di gestire l’azienda nei momenti più delicati.
Il riferimento è rivolto naturalmente a casi particolarmente eclatanti, come per esempio quello che ha visto coinvolte Menlo Park e Cambridge Analytica. Tali fondi hanno diritto di voto per la nomina e l’eventuale destituzione dell’amministrazione delegato di Facebook, ma attualmente Zuckerberg non correrebbe alcun rischio perché detentore di una quota societaria ben più elevata.
Rapporti di forza a parte, questa presa di posizione non rappresenta il primo tentativo di insidiare il "regno" del fondatore. Per avere un’ulteriore riprova del clima attuale basterebbe ricordare il luglio 2017, quanto l’investitore James Kacouris accusò Zuckerberg di aver aver comunicato dati furvianti riguardanti l’andamento delle iscrizioni, dei ricavi e dei margini operativi.
Alcune voci in aperto contrasto con l’attuale dirigenza (ad essere fortemente criticato sarebbe infatti anche il CFO, Chief Financial Officer, David Wehner) non sarebbero per ora rappresentative del sentiment generale, anche perché poche società come Facebook possono vantare una platea di investitiori altrettando variegata, tra soggetti istituzionali, aziende e risparmiatori.
E’ poi necessario tenere contro che l’intera società californiana e fortemente legata al nome del suo fondatore, allontanare quest’ultimo dal ruolo di massimo dirigente potrebbe determinare esiti del tutto imprevisti, con conseguenze inimmaginabili per una compagina che oggi conta una capitalizzazione di centinaia di miliardi di dollari.