Facebook ha deciso di rendere noti i criteri utilizzati dalla sua piattaforma per penalizzare alcune tipologie di contenuti, tale iniziativa arriva a breve distanza dall’attivazione di alcune contromisure finalizzate a limitare le cosiddette "Coordinated Social Harm campaign" che vedono più persone riunirsi per dar luogo a comportamenti contrari alle policy del servizio, come per esempio le molestie contro determinati profili.
Dando minore visibilità a contenuti scadenti e a post ingannevoli facebook punta a migliorare la qualità offerta
Quando si parla di contenuti penalizzati si intendono nello specifico quelle condivisioni che non vengono rimosse dalla timeline ma diventano poco visibili nel news feed perché scarsamente evidenziati. Marginalizzando queste ultime si dovrebbe ottenere una maggiore sicurezza per gli iscritti convincendo nel contempo gli autori a pubblicare interventi di maggiore qualità.
La lista dei contenuti penalizzabili presentata da Menlo Park comprende ben 28 voci tra cui i link di clickbait e le condivisioni per l’engagement bait, i commenti che probabilmente verranno segnalati o nascosti, i video e gli eventi di bassa qualità, le pagine ritenute spam e i contenuti sensazionalistici sulla salute e i post commerciali sulla salute.
Lo stesso destino potrebbe toccare a post provenienti da editori di notizie complessivamente inaffidabili o che aumentano in modo artificioso la distribuzione, ai contenuti pubblicati da trasgressori recidivi delle policy, ai contributi di utenti che probabilmente hanno più account e ai link a pagine di destinazione con contenuti di natura sessuale e/o sconvolgenti.
Mark Zuckerberg e soci non avrebbero però spiegato il funzionamento di tale meccanismo di penalizzazione, quest’ultimo prevede con tutta probabilità un’attività di monitoraggio sia automatica, e quindi effettuata tramite degli appositi algoritmi di AI, che manuale, ma ad oggi è molto difficile considerare efficiente il sistema adottato.