Con il merge che nelle scorse ore ha coinvolto la blockchain di Ethereum quella che è la seconda criptovaluta al mondo per capitalizzazione è passata da un sistema di validazione di tipo Proof-of-Work ad un Proof-of-Stake meno impattante dal punto di vista ambientale. Quest’ultimo infatti richiede un consumo di energia nettamente inferiore, oltre il 99% in meno.
Ma a livello pratico quali saranno gli effetti di questo cambiamento? Per quanto riguarda il valore di compravendita dell’asset non si dovrebbero registrare differenze particolarmente rilevanti, questo perché esso dipende soprattutto dal mercato di riferimento e, elemento non secondario quando si parla di moneta digitale, dalla speculazione.
Ciò che andrebbe invece sottolineato è la completa marginalizzazione del mining tramite GPU, quest’ultimo infatti non sarà più in grado di garantire un ritorno economico tale da giustificare il consumo di corrente elettrica richiesto. Di conseguenza, è possibile che la minore penuria di queste componenti porti anche ad un abbassamento dei prezzi delle schede grafiche.
Un miner che volesse utilizzare ancora il metodo tradizionale per coniare altre criptovalute tramite la blockchain di Ethereum potrebbe optare per alcune alternative come per esempio Ethereum Classic o Ravencoin. Ma anche in questo caso il ricavato finirebbe per non giustificare l’investimento, soprattutto se i costi dell’energia elettrica dovessere mantenersi elevati.
Attualmente alcune delle principali piattaforme del mercato della "seconda mano", in particolare eBay e il marketplace di Facebook, starebbero già registrando un incremento importante per quanto riguarda le vendite di GPU, per i gamers potrebbe essere quindi il momento giusto per qualche buon affare, soprattutto per quanto riguarda le schede video di fascia alta.