Tra i tanti record negativi che l’Italia è riuscita ad accumulare nel corso degli ultimi anni vi sarebbe anche quello di peggior Paese europeo per quanto riguarda l’eGovernment. A confermarlo sarebbe stato di recente il report "eGovernment Benchmark Report 2018" stilato da un consorzio guidato da Capgemini con il Politecnico di Milano e Idc su richiesta della Commissione Europea.
Ad oggi soltanto il 22% dei cittadini italiani farebbe ricorso a strumenti digitali per relazionarsi con la Pubblica Amministrazione. Tale dato corrisponderebbe a meno della metà di quello medio rilevato complessivamente nell’Unione Europea, dove l’utilizzo di questi particolari servizi sarebbe frequente per almeno il 53% degli intervistati.
La situazione non sembrerebbe poi migliorare leggendo i risultati riguardanti il grado di preparazione della nostra PA per quanto riguarda l’eGovernment. In questo caso infatti ci piazzeremmo al 17° posto (su 28 stati membri), con un tasso di penetrazione degli strumenti telematici pari al 58% e inferiore di ben 5 punti percentuali rispetto alla media UE.
Stando ai risultati registrati, a portare la Penisola tra i Paesi caratterizzati da un "Non-consolidated eGov" sarebbe più la scarsa propensione dei nostri concittadini ad interagire digitalmente con le istituzioni che l’impreparazione, comunque rilevata, di queste ultime. Saremmo quindi ancora lontani dalle prestazioni di Estonia, Lettonia e Lituania, gli stati in cui i rapporti con le PA sono maggiormente informatizzati.
A determinare questo stato di cose sarebbe in particolare il contesto, in Italia vi sarebbe infatti un ritardo anche per quanto riguarda la digitalizzazione del settore privato, con una media del 37% contro il 41 del resto d’Europa, la connettività (53% contro il 64) e soprattutto le competenze digitali, dove la media nostrana si attesterebbe sul 41% contro il 55% europeo.